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A partire da una delle ballate che ha riscosso maggiore successo l’anno scorso, “Someone like you” di Adele, ecco un interessante articolo sul perché determinati brani muovano le nostre emozioni più di altri.

Sembra che oltre alla timbrica particolare di Adele ricca di colori e sfumature, vi siano ragioni di grammatica musicale, come l’uso di appoggiature cioè note anticipate, in questo caso discendenti, che si appoggiano sulla nota principale di una frase musicale.

Certe note vengono poi ripetute seguendo un andamento altalenante e creando così momenti di tensione e di distensione.

Non parliamo poi dello slancio in acuto del ritornello che risulta essere il picco massimo emotivo poiché proviene da una strofa di carattere intimo.

Anche il testo, parole tratte dal colloquiale, come una sorta di confessione-dialogo, gioca ovviamente un ruolo importante.

Lo studio più approfondito in merito lo ha condotto lo psicologo John Sloboda, ben 20 anni fa.

http://pom.sagepub.com/content/19/2/110.abstract

Mentre di esempi in musica classica ce ne sono a migliaia, nell’articolo del Wall Street Journal ne vengono citati due:

Il TRIO N. 2 DI MENDELSSOHN

L’ADAGIO PER ARCHI DI BARBER

Un altro articolo sul genere da leggere è questo, relativo all’emozione che traiamo in generale dalla musica:

http://news.discovery.com/human/psychology/music-dopamine-happiness-brain-110110.htm

 

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